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Impatto del Mobile sulla Quotidianià

Il fenomeno più evidente degli ultimi anni nel campo dell’IT e delle telecomuncazioni è la diffusione dei device mobili. Dalle ultime ricerche emerge che al momento ci sono più telefonini che persone e il numero di possessori di smartphone, attualmente attorno al 50%, è in continua crescita.

Viene spontaneo chiedersi quali sono le motivazioni della diffusione a cui abbiamo assistito. Alcune sono evidenti: comodità di disporre di un mezzo di comunicazione portatile, anche in zone dove la telefonia fissa stenta a diffondersi, come nei paesi in via di sviluppo, costi sempre più bassi dei dispositivi a seguito della diffusione sul mercato, tecnologie sempre più evolute che consentono di effettuare operazioni prima possibili solo da un computer, come la navigazione su internet, gli acquisti online o l’utilizzo di applicazioni per le funzioni più varie e così via. Ma altre ragioni sono forse meno evidenti. Per comprenderle basta riflettere su una delle scene a cui ormai capita di assistere sempre più spesso, sui mezzi di trasporto, alle conferenze o in mille altre occasioni, cioè l’utente che quasi senza rendersene conto tira fuori e consulta ripetutamente il proprio smartphone mentre è in attesa di qualcosa o sta svolgendo altre attività, ogni qual volta si presenti un gap time.

Lo smartphone è stato definito come “il dispositivo anti-noia più perfetto mai creato finora”, mettendo in luce come gli utenti lo sfruttino soprattutto come scappatoia dalla noia nei momenti di attesa o in cui si svolgono attività poco coinvolgenti. Una conferma di questo fatto si nota è che, per la maggior parte dei suoi possessori, questi dispositivi sono talmente preziosi da non separarsene mai, l’ultima cosa che si mette da parte prima di andare a letto e la prima che si prende in mano la mattina, diventando una specie di estensione del proprio corpo, il device personale per definizione. Una caratteristica compresa perfettamente dai produttori che ne creano modelli sempre più accattivanti con funzioni innovative che solleticano la nostra curiosità e anche dai vari internet player che hanno interesse ad assecondare le nostre abitudini di surfare da un link all’altro, da un’applicazione all’altra per raccogliere il maggior numero di dati possibili su di noi. Tutto questo però come fatto notare da vari studiosi, ha un prezzo. Fra questi la capacità di concentrazione che si riduce sempre di più per via dell’abitudine al multitasking, la crescente incapacità di sopportare anche i più brevi momenti di attesa e con essa la minore creatività.

Nicholas Carr, uno scrittore statunitense esperto di tecnologia, in un articolo pubblicato nel 2008 sul The Atlantic è arrivato al punto di chiedersi: “Internet ci sta rendendo stupidi?”. Forse non è proprio così, soprattutto se consideriamo i vantaggi che ci sono stati forniti dai nostri device, ma sicuramente hanno modificato profondamente le nostre abitudini di vita e la nostra struttura mentale. Viene da chiedersi quale sia la direzione da seguire.